TERAMO – La Polizia di Stato di Teramo ha arrestato 8 persone – una è però ancora irreperibile – delle quali 5 ai domiciliari – e ne ha indagate altre 13, tra italiani e stranieri, per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di una inchiesta condotta dalla squadra mobile di Teramo che ha scoperchiato un pentolone che farà discutere: nell’indagine infatti sono coinvolti anche personaggi della Teramo-bene, tra i quali un avvocato e un politico. Tra i promotori del traffico, oltre ad albanesi che gestivano fino a poco tempo un’attività imprenditoriale in città, anche un imprenditore aquilano. Allo stesso gli uomini della Guardia Finanza hanno riscontrato gravi irregolarità fiscali per il quale la Procura de L’Aquila ha emesso un “sequestro preventivo” di 20 immobili, 10 autovetture di grossa cilindrata, tra cui una Lamborghini Gallardo, ed un’imbarcazione da diporto di particolare valore, per un totale di oltre un milione di euro.
A capo dell’organizzazione tre stranieri. Due fratelli albanesi, finiti in carcere già una volta nel maggio dello scorso anno con un ingente quantitativo di droga, e un romeno erano secondo l’accusa i perni di riferimento dell’organizzazione ai quali la squadra mobile contesta l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di grosse quantità di stupefacente. Sono i tre finiti in carcere su ordinanza di custodia cautelre richiesta dalla Dda dell’Aquila. Per altri 5 il provvedimento è di detenzione domiciliare.
Nomi ‘illustri’ nell’indagine. A supportare l’indagine dellamobile teramana diretta dal vicequestore aggiunto Gennaro Capasso c’è una voluminosa attività di intercettazione e non solo. Il lavoro degli investigatori ha permesso di ricostruire anche la mappatura dello spaccio di cocaine e hashish in particolare, destinata a numero acquirenti locali tra i quali spuntano anche nomi ‘eccellenti’. Tra le carte – ma non nell’elenco degli indagati – rientrano anche i contatti, in alcuni casi molto frequenti, tra i nomi dell’indagine, quelli deputati allo smercio della ‘roba’ sul territorio, e un avvocato e un politico, entrambi teramani.
L’inchiesta. A marzo del 2014 la squadra mobile di Teramo avviava una complessa attività investigativa, con il coordinamento della Direzione Distrettuale di L’Aquila, sull’attività di un sodalizio criminale di cittadini italiani e albanesi attivo tra Milano e Teramo dedito al rifornimento e allo spaccio di cocaina e marijuana. Era sta creata anche un’articolata rete di pusher locali che “spacciava” sulla costa della provincia di Teramo e nel pescarese. Attorno all’attività per cosi dire ‘principale’ c’erano anche altre come episodi di estorsione (per aver costretto un assuntore che non era riuscito a pagare il debito per droga a cedere il propio appartamento) o il sequestro di persona (per costringere a pagare chi si rifiutava).
L’imprenditore aquilano. Perno dell’organizzazione, secondo quanto riferito nel corso della conferenza stampa di questa mattina in questura, era un imprenditore aquilano, W.D.A. di 43 anni, che supportava con mezzi e strumenti i componenti dell’organizzazine: avrebbe infatti messo a disposizione le macchine per il trasporto della droga oppure effettuato assunzioni fittizie nelle proprie imprese peri “regolarizzare” gli albanesi alla permanenza in Italia. Nel contempo l’attività dell’imprenditore non era sfuggita alla Guardia di Finanza dell’Aquila che nello stesso periodo accertava false operazioni, evasioni fiscali, destinazione di beni e denaro verso persone compiacenti legati a lui.
Gli arrestati. E’ stato così che il coordinamento tra Polizia di Stato e Guardia di Finanza e le ulteriori attività di intercettazione degli agenti della mobile della Questura, hanno consentito nei decorsi giorni di poter denunciare alla magistratura 21 persone, per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Di questi, il Gip presso il Tribunale dell’Aquila, accogliendo le richieste del pm presso la Dda aquilana, David Mancini, valutati i fatti e le rispettive responsabilità nell’organizzazione, ha emesso un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere carico dei fratelli albanesi A. e D.G, di 28 e 23 anni, e di A.G.M., romeno di 30. Ai domiciliari sono finiti l’imprenditore aquilano, la teramana P.M. di 32 anni, I.L.M., romena di 31 anni, e gli albanesi E.B. (38 anni) residente a Castellanza (Milanno) e D.B. (38) residente a Busto Arsizio (Varese).